Faccio fatica a dire a parole cosa sia la corsa per me, ma pensandoci bene c’è una breve digressione personale che mi può aiutare a spiegarlo.
Da quando faccio parte di Aries, in molti mi hanno chiesto che lavoro faccia. La mia risposta, “faccio un dottorato”, a volte lascia un po’ perplessi chi non è mai entrato in contatto, direttamente o indirettamente, con il mondo accademico. Fare un dottorato significa passare anni a scrivere una tesi di ricerca, lunghissima, complicatissima, su un tema che non è mai stato esplorato prima, che in teoria dovrebbe avanzare lo stato dell’arte… ma che in pratica ti mette continuamente a dura prova e a disagio, esponendoti a tutte le tue insicurezze. Il dottorato ti costringe a lavorare per giorni, settimane, mesi sempre da solo. A volte gli altri possono consigliarti e provare a indirizzarti, ma tu e solo tu sei l’esperto sul tema, responsabile per il completamento del lavoro.
In fin dei conti, il dottorato non è poi cosí diverso da una corsa molto lunga, forse un’ultra (che non ho mai fatto e che non ho in programma di fare!). Gli altri possono incitarti, motivarti, darti consigli sulla preparazione, ma solo tu con dedizione puoi lavorare su te stesso giorno dopo giorno e lottare per portare la gara a termine.
Sicuramente la corsa è stata per me negli ultimi anni un rifugio dallo stress e dai pensieri. Per quanto corressi già sporadicamente, l’amore è scoppiato quando vivevo da sola in Scozia durante il lockdown. Avevo davvero bisogno di un diversivo per scappare dalla mia ricerca. Passando ore e ore a fare sempre lo stesso lavoro, non mi spaventava l’idea di stare sulle mie gambe sempre piu’ a lungo. Macinando km ho però gradualmente realizzato che non mi bastava coltivare la corsa come semplice passatempo. Proprio il dottorato mi ha insegnato ad accogliere nuove sfide e a mettercela tutta per realizzarle. Ho quindi deciso di fare una mezza maratona. Senza troppo pensarci (e forse un po’ inconsciamente!) mi sono iscritta alla Scottish Run di Glasgow di Settembre 2020. Purtroppo però la sorte ha voluto che la gara non si sia tenuta per due edizioni a causa delle restrizioni COVID. Nel frattempo ho continuato a correre, ho fatto altri sport, fino a quando ho ricevuto comunicazione che la gara si sarebbe tenuta nel 2022. Avere un obiettivo per me “grande”, non correlato a capitoli da scrivere o articoli da pubblicare, mi ha fatto paura, ma mi ha anche dato tantissima gioia. Nonostante il caldo estivo (nel frattempo mi ero ri-trasferita in Italia!) e l’inesperienza sulla preparazione, mi sono impegnata tantissimo per tutta l’estate del 2022. Tornare a Glasgow per quella gara è stata un’esperienza indimenticabile. Ho corso attorniata da un tifo incredibile (con striscioni e bambini che offrivano caramelle ovunque!), sperimentato 3 cambi di tempo atmosferico (dal caldo simil estivo, alla pioggia, al vento freddo) tra l’inizio e la fine della gara, e portato a casa la mia prima medaglia da finisher. Consiglio a tutti l’esperienza di una gara all’estero: consente di vedere un’altra cultura con un occhio completamente diverso. Forte di quest’esperienza, ho deciso di entrare nella grande famiglia di Aries e di prepararmi per fare altre gare. Considerando la tenacia e la dedizione che ho sviluppato in questi anni, sono sicura che non saranno le ultime. Chissá se, col tempo, all’aumentare delle pagine della mia tesi di dottorato si allungheranno anche le distanze che percorrerò?
Federica Agostini